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Concorso di scrittura creativa ed arti visive: i nomi dei vincitori

1a classificata: Virginia Cascone (1^ A Classico)

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Antigone, la donna che incarna la lotta contro la cieca autorità, torna fra di noi.

Sono Antigone, figlia della disgrazia,

morta  per  amor  fraterno

seppellita dall’ottusità di Creonte

rinata ginestra

germoglio ovunque e

diffondo profumo di indipendenza

Oggi è consuetudine parlare del coraggio e della forza delle donne che decidono di opporsi ad una società che è ancora fortemente caratterizzata dal retaggio di una concezione patriarcale. Il mondo antico ci offre anch’esso numerosi esempi di ribellione femminile contro un sistema che da sempre ha provato a soffocare la voce delle donne in ogni modo. La quintessenza di questa realtà è Antigone, uno dei personaggi più illustri della tragedia greca, una donna che non si sottomette e che non ha paura di combattere per i suoi ideali. Abbiamo parlato con lei per saperne di più.

Antigone, ti andrebbe di raccontarci un po’ di te e del tuo vissuto?

Io nasco nel 442 a.C. dall’incestuosa unione di Edipo e Giocasta; vivevo una vita pressoché normale a Tebe fino a che i miei fratelli, Eteocle e Polinice, si uccisero l’un l’altro durante uno scontro per il potere sulla città. Creonte, fratello di mia madre è padre del mio promesso sposo Emone, ottenne quel potere e decretò che mio fratello Eteocle avesse una degna sepoltura in quanto difensore della patria, mentre non ritenne degno dello stesso trattamento l’altro mio fratello, Polinice, colpevole di avere assalito la sua stessa patria con le armi,  ordinando che il suo cadavere insepolto venisse  dato in pasto ad uccelli e cani, “vergogna a vedersi”. Venuta a conoscenza degli empi fatti, in me è scattato un impellente bisogno di far sentire la mia voce per una volta; nel  corso della mia intera vita avevo sopportato tanti soprusi ed enormi dolori e disgrazie, non avrei subito l’ennesima ingiustizia, non avrei abbassato la testa come si aspettavano tutti che una rispettabile donna greca dovesse fare: io dovevo fare qualcosa!

Mi recai in segreto vicino al cadavere di Polinice per rendergli omaggio da sola, ma venni scoperta, arrestata e condotta presso Creonte. Io cercai di confrontarmi con lui ma non volle sentir ragione, non credeva di confrontarsi con un suo pari, riteneva le mie parole prive di significato in quanto proferite da me, una donna; così mi condannò a morte.

Cosa ti ha spinto ad andare contro l’autorità di Creonte?

Semplicemente sentivo che fosse giusto così. Il mio amore e i miei doveri sono uguali per ambedue i miei fratelli e su questo sono irremovibile. Io difendo la mia posizione in nome delle leggi “non scritte e innate degli dèi”, è ovvio che esse trascendano ogni autorità umana. Sapevo che sarei andata incontro a morte certa, ma avrei preferito morire piuttosto che vivere con l’incolmabile dolore nel sapere  che il figlio di mia madre sarebbe rimasto insepolto. Può sembrare folle, me ne rendo conto, ma per me sarebbe stato  più folle continuare a respirare con l’amara consapevolezza di non aver neanche tentato di cambiare le cose.

Cosa pensi di Creonte?

Creonte è un uomo ottuso, solo questo unico aggettivo basterebbe per descriverlo. Una persona che considera maggiormente delle leggi create da mortali per mortali piuttosto che le leggi divine, può solo essere descritta in tale modo. Lui afferma che la sicurezza e l’ordine della Polis costituiscono “il bene supremo”, ma è talmente ancorato a questa idea che non comprende che la semplice morte costituisce già una punizione sufficiente, ci penseranno gli dèi, non è nostro compito punire i mortali, noi esseri umani dobbiamo solo limitarci a dare a chiunque una degna sepoltura persino al nemico. Creonte, a mio modo di vedere, è anche un uomo dalla fragile autostima, tanto che una delle sue prime preoccupazioni è stata quella di difendere “l’oltraggiata virilità”; egli pensava che,  dandomi ragione, avrebbe invertito “il naturale ordine”, dichiarando persino: “Io non sono un uomo, ma l’uomo è costei, se questa audacia le rimarrà impunita”. Questa dichiarazione può solo strapparmi un amaro sorriso.

Come ben sai, nel corso dei millenni sono stati raggiunti numerosi traguardi nell’ambito dell’emancipazione femminile. Ritieni che ci siano ancora molte battaglie da fare?

Sono al corrente delle numerose conquiste che le donne hanno ottenuto nel corso del tempo; adesso nella moderna società occidentale le donne hanno il diritto di uscire di casa autonomamente, frequentare ogni luogo che desiderano, possono parlare in pubblico liberamente, hanno diritto a un’istruzione di qualità uguale a quella degli uomini, hanno accesso ad ogni settore lavorativo (seppur con qualche ostacolo) e possono partecipare alla vita politica, possedendo anche il diritto di voto. Per voi donne nate nel XXI secolo le cose che ho  elencato suoneranno come scontate in quanto diritti fondamentali, ma purtroppo non è sempre stato così e ancora oggi nel resto del mondo molte donne sognano ciò che voi reputate il minimo sindacale. perché vivete in una condizione privilegiata.  In Afghanistan, paese che occupa l’ultima posizione del Global Gender Gap report 2023, le donne non hanno nessuno dei diritti  citati in precedenza; inoltre, sono costrette ad indossare l’ hijab per questioni di “decoro” a causa della dittatura talebana. A queste donne è stato tolto quasi tutto, ma non la voce, non la speranza di un futuro migliore. Le nostre sorelle afghane stanno protestando con tutte le loro forze, andando incontro alla morte  per far valere le proprie idee proprio come ho fatto. Inoltre, ci sono ancora numerose problematiche persino in Occidente, la parte del mondo più evoluta a livello economico e  teoricamente a livello culturale, anche se gli ultimi avvenimenti dimostrano il contrario. Nel mese di giugno 2022 è stata abolita la storica sentenza  Roe v. Wade, con cui l’aborto era stato legalizzato negli USA. Ora i singoli stati sono liberi di applicare le loro leggi in materia. I primi stati a negare il diritto di aborto sono stati il Texas e il Missouri, seguiti poi da altri 11 stati. Anni e anni di lotta femminista per poi vedere tutto andare in fumo con uno schiocco di dita  della Corte Suprema: sei voti a favore e tre contrari; è aberrante persino per una donna vissuta nell’Antica Grecia. Infine, l’ultima problematica di cui mi preme parlare è il Gender Pay Gap, una specialità tutta italiana. Nel settore privato le donne guadagnano annualmente quasi  8.000  euro  in  meno degli uomini; i dati sono recentissimi: infatti, sono risalenti al 2022. Questo fenomeno dilagante si attribuisce a moltissimi fattori, come la maggiore presenza di contratti part time fra le lavoratrici o la necessità da parte delle donne italiane di prendersi cura dei figli, che spesso le porta ad un’ardua scelta fra “carriera o famiglia”, in quanto nessuno può aiutarle.  Io penso che quanto detto prima influenzi particolarmente il divario salariale di genere; inoltre, un forte retaggio patriarcale da parte dei datori di lavoro concorre alla disparità.

E, infine, che consiglio daresti alle donne di oggi?

Voglio spendere poche parole su questo, perché credo che molte delle mie sorelle contemporanee siano decisamente più brave di me nel farlo; però, vorrei citare una donna per cui nutro un’enorme stima ossia Michela Murgia: “Disobbedite. Rompete la regola. Non fatevi mai dire che non state bene con quello che vi fa stare bene. Quello che vi sta bene, vi sta bene sempre e se non sta bene a loro è un problema loro”. Credo che questa frase riassuma perfettamente il messaggio che voglio trasmettere alle donne di oggi e a quelle di domani.