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Concorso di scrittura creativa ed arti visive: i nomi dei vincitori

Menzione speciale: Emilio Annaro (1^A classico)

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Il mito: faro di cultura, valori e tradizioni. Persefone e l’alternanza della vita. L’attesa, un tassello dolente dell’uomo. L’importanza dei nonni.

 “Il mito è una sorgente dalla quale sgorgano la conoscenza, le tradizioni e i valori dell’uomo antico che passando le redini a quello moderno, ha fatto e scritto la storia (la nostra identità)”.

 Era un giorno primaverile, quando decisi di iscrivermi ad un’organizzazione che perseguiva la ricerca archeologica nel comprensorio calatino: difatti, sono sempre stato un amante della storia antica, soprattutto di quella che si cela dietro l’identità del mio paese che è stato inconfutabilmente la culla di moltissime civiltà che dominarono nell’Egeo e nel Mediterraneo. Già dalla mia infanzia amavo scoprire paesaggi, la cui terra era stata calpestata da personaggi di rilievo che hanno contribuito alla grandezza della Sicilia, che hanno fatto la storia sulla terra e ci hanno elargito valori e virtù tipiche dell’uomo che sa il vivere del mondo; ho sempre voluto cercare la vera essenza che si maschera dietro l’essere umano. Ricordo ancora la mia infanzia quando con i miei nonni, appassionati di arte, storia e archeologia, mi recavo in una zona detta “La Montagna” a nord della nostra città prima di raggiungere la superstrada catanese. Sentire solamente il suo nome mi incuriosiva e mi spingeva a equipaggiarmi per compiere nuove scoperte e mutare l’idea di archeologia, ritenuta da molti tediosa e longeva. La zona di Caltagirone è veramente molto ricca di aree archeologiche ancora da scoprire; perfette testimonianze di vita e tradizioni cultuali di popolazioni antiche come la necropoli della Montagna (databile a partire dal 2000 a.C.) già oggetto di analisi e ricerche, ove ero solito recarmi.

Un giorno, di cui non ricordo né la data né l’ora, una mia escursione si concluse senza alcun risultato ma, tra il fruscio degli alberi e il sospiro del vento, rivolsi il mio sguardo ad una grotta di cui non conoscevamo le caratteristiche. Non ci pensai nemmeno un attimo, ero sicuro che quella sarebbe stata la cuna della mia vitalità archeologica. Non persi altro tempo per comunicare tutto al mio migliore amico Paolo Orsi, pilastro fondante della passione storica che nutrivo nonché compagno  di mille avventure. Entrai quindi all’interno di questa spelonca (che pensai fosse una delle tante tombe a tholos che caratterizzavano la zona e che erano già state scoperte). Armato di fanale e canon osavo scrutare le tante fenditure che tratteggiavano le sue pareti. Ma tra il silenzio e la polvere ripescai una coppa da cui non distolsi mai più il mio sguardo. Provai meraviglia; e come disse il grande Aristotele ogni uomo è filosofo per natura in quanto è capace di provare stupore. Non immaginavo che un così microscopico reperto potesse divenire l’apogeo delle ricerche archeologiche nella mia terra. Era bella, adornata, affascinante; e, come se mi volesse parlare, mi spingeva ad analizzare il dipinto  che vi era raffigurato. Era incontestabilmente Persefone – la dea della Bellezza, ipotesi confermatami giorni dopo da Paolo. Di lì a poco tutte le terre furono calpestate da noi stessi per stravolgere l’archeologia siciliana. Riuniti nel nostro studio, grazie a delle approfondite ricerche con  l’ausilio di testi e opere mitologiche, scoprimmo che quella dipinta era l’alternanza della vita di Persefone (si trattava senza dubbio della metafora della vita dell’uomo funestata da tortuose avventure); era seducente, bella, attraente e aveva uno sguardo solenne con cui trasecolava chiunque le si avvicinasse; appariva in trepidante attesa per il ritorno sulla terra, che tanto sognava una volta rapita da Ade (fratello di Zeus), alla ricerca della felicità che si rivelerà un’illusione e che renderà l’attesa più significativa del momento stesso. Quello che sto per raccontarvi attraverso questo opuscolo è un “mito sul mito” che, per secoli, ha identificato e continua a rappresentare la Sicilia; il rinvenimento di quella coppa mi permise di mutare il racconto e scoprire la vera leggenda legata a Demetra e Persefone (racchiusa nei dipinti che costituivano quel tesoro che molti avrebbero definito un “rottame”). L’archeologia e la ricerca sono il baluardo più forte per l’affermazione della nostra identità e la valorizzazione dei nostri beni;  attraverso la lettura di questo testo auspico un maggiore apprezzamento e una salvaguardia, sempre più protettiva, della nostra terra e dei nostri beni culturali e paesaggistici.

Un giorno Kore (fanciulla giovane e innocente) percorreva i campi ricchi di vita germogliante ai piedi dell’Etna; stava raccogliendo dei fiori, vicino al lago di Pergusa (un limpido specchio d’acqua nel cuore della Sicilia) quando Ade, dio degli Inferi, invaghitosi della sua bellezza fisica e morale, decise di rapirla, catapultandola in un nuovo mondo ad ella sconosciuto: l’oltretomba, il mondo dello spirito. Ella era solita trascorrere il tempo in questo tetro regno versando lacrime e invocando tutte le divinità dell’Olimpo. Demetra, una madre austera, sorella di Zeus e Ade, devastata dalla perdita della sua fanciulla, lasciò che la terra diventasse infruttifera e il creato dovette fare i conti con la sua prima carestia, e giurò che la terra sarebbe rimasta riarsa fino al ritorno della figlia.

A me e Paolo venne subito in mente il nostro mondo afflitto dalla siccità che rendeva ostili e inagibili moltissime aree della nostra terra. In fondo, capimmo che passato e presente erano fondamentalmente connessi e rappresentavano un connubio consequenziale. Zeus, adirato, intervenne e ordinò ad Ares di restituire Persefone; tuttavia, c’era un’avvertenza: se Persefone avesse consumato cibo o bevande nel mondo dei morti, sarebbe stata eternamente legata ad esso. Ingenua ella, prima di essere liberata, mangiò sei semi di un melograno donatole da Ade o, secondo una variante mitica, mangiato da lei stessa. Il melograno è il simbolo del destino, dell’impegno e della vita, singola e unica. Ma risplendeva anche un collegamento con l’Italia dl ‘600, narratoci da Alessandro Manzoni: paragonammo Ade alla peste che inghiottiva la popolazione scagliandola nel regno dei Morti, privandola della vita e dell’esistenza.

“La vita è come un libro, puoi sempre tornare alla pagina precedente, puoi vivere la prosecuzione o puoi direttamente giungere al finale. Ma capirai che saltando quelle pagine perderai il filo del racconto (la vita)”.

Di conseguenza, Persefone doveva trascorrere sei mesi negli Inferi con Ade e sei mesi sulla terra con sua madre. Nei mesi che trascorreva nell’aldilà Demetra, desolata e malinconica, dava origine all’Autunno e all’Inverno; le stagioni invernali rappresentavano una grande tempesta seguita da quell’arcobaleno (le stagioni estive) durante le quali dominano l’infinito e l’eternità dell’essere umano dinanzi ad un universo sorprendente e rasserenante. Quando Persefone tornò, la gioia di Demetra la fece risplendere, dando origine alla Primavera e all’Estate. Mi colpì particolarmente la dualità di Persefone, regina degli Inferi e della Terra; ma questa alternanza le farà da lezione quando capirà che il regno dei Morti sarà più sicuro e fidato della terra; regno di sopraffazioni e soperchierie dove vige la regola del più forte. Erano passati sei mesi, la lontananza dalla Terra l’aveva resa gracile ed estenuata, e finalmente ella tornava dalla madre Demetra. Ma tornando vide che non era la Primavera ad attenderla, bensì un inverno tempestoso e tormentato. Scoprì che in questo mondo, la Terra che ella sognava, fu uccisa la sua genitrice, Demetra; si sentì abbandonata e tradita. Le altre divinità, adirate, scagliarono una tempesta sulla terra che durò anni e  anni con la finalità di punire tutti gli uomini che la popolavano, peccatori per l’uccisione di Demetra, donna dal multiforme ingegno dalla quale dipendeva la ciclicità delle stagioni. Da quel momento in poi Persefone capì la vera essenza dell’uomo e decise di raggiungere per sempre il suo astro: la madre Demetra, che le aveva fornito tutti i mezzi necessari per vivere il mondo liberamente.

L’educazione è un tema molto importante – la famiglia (la madre) è il nucleo che, per primo, deve  impartire dei modelli educativi sani e giusti come il rispetto dell’altro, la fiducia reciproca; valori che Demetra aveva sempre elargito alla sua fanciulla. L’uccisione della madre spinge Persefone a mutare la sua idea circa la Terra e l’uomo. Invocava tutte le divinità per ottenere la madre e condurla alla vita e, dopo secoli, ottenne questa speranza dapprima illusoria. Furono inviati sulla Terra Ade, Persefone e Demetra, scappati al loro “ultimo sospiro”. Kore (nome siceliota di Persefone – Proserpina per i Romani) capì l’importanza di possedere una famiglia, una madre e l’importanza dell’attesa per il raggiungimento di un sogno; Ade capì l’importanza della vita e Demetra dell’esistenza umana sulla Terra (originatasi per l’uomo). Questa è la Storia; una storia maestra di valori, culture e tradizioni che si fondono in Sicilia (dove questo racconto divenne il culmine della mitologia sicula) come il narciso che portò Kore ad essere  catturata da Ade.

Alla scoperta della nostra identità… nei luoghi della Sicilia…

La Sicilia, particolarmente legata al mito di Demetra e Kore, è ricca di templi e monumenti dedicati  alle due dee. Presso il Museo Archeologico di Aidone ritroviamo gli acroliti di madre e figlia che comprendono  due teste con alcune mani e alcuni piedi; a Morgantina sono state rinvenute opere archeologiche di  inestimabile valore come la Dea di Morgantina, divinità femminile, in calcare, forse in origine dipinta di rosa e di blu; alta più di due metri, è imponente e magnifica. A Siracusa esistevano parecchi santuari dedicati al culto di Demetra e di Persefone, e di due templi superbi parla anche Cicerone (lib. II. IV. 119).

Di alcuni di questi templi sono rimaste tracce sino ai  nostri giorni. Un santuario doveva probabilmente trovarsi ad Adrano, località a circa 28 Km a nord-ovest di Catania, nei pressi dell’ex Monastero di S. Maria e Gesù, dove agli inizi del secolo, nel cortile  interno, furono trovate alcune terrecotte votive raffiguranti Demetra con la fiaccola. A Comiso numerosi indizi confermerebbero il culto di Demetra. Paolo Orsi rinvenne a Grammichele (nell’altura di Poggio dell’Aquila) un’area sacra dedita alla celebrazione del mito, dove furono rinvenuti statuette votive di terracotta che identificò con Demetra e Kore. Sin dalle origini un elemento di coesione del popolo era stata la fede dove si sviluppò il senso religioso dell’uomo, dell’essere umano che dava spiegazioni divine alle tante calamità naturali che caratterizzavano l’esistenza dell’uomo sulla Terra. In ogni parte del mondo, il patrimonio culturale è una testimonianza di vita e storia, ed è anche una  fonte insostituibile di creatività e ispirazione. Il nostro patrimonio determina ciò che siamo dandoci  un’identità

LA SICILIA è RICCA di patrimoni artisti e culturali. RISPETTIAMOLI INSIEME!

Quello fu il primordio della passione che nutrivo, sin dalla mia fanciullezza, nei confronti della storia, dell’arte, dell’archeologia che mi fu, mi fu trasmesso dai miei nonni. I nonni sono una risorsa preziosa per i mille insegnamenti da trasmettere ai giovani e per le molteplici    conoscenze che possiedono.